2017 India Benedetti dalla Dea – Yellamma la grande madre – photogallery2017 India Benedetti dalla Dea – Yellamma la grande madre – photogallery

Rita Carriaggio

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Rita_Carriaggio

Io sono occhi
Io sono odori, profumi, suoni di clacson
Io sono luce fievole nella case,
Io sono mani io sono piede che si tinge di rosso della strada
Io sono acqua, terra fuoco e cielo
Io sono preghiera
Io sono cibo offerto
Io sono luce di luna piena tra le carovane
Io sono luce ed ombra
Io sono quel grande albero
Io sono l’odore della sua corteccia
Io sono l’oro della curcuma.
Chiudo gli occhi, respiro e abbraccio tutto questo in un fotogramma.

Catia Masetti

Catia_Masetti

Incontrare un altro mondo e sentirsi a proprio agio.
Incontrare altre donne e sentirle sorelle, partecipare e condividere con loro momenti importanti e catartici sentendoti accolta.
Vivere riti che un tempo appartenevano anche al nostro mondo, il contatto con la terra, la purificazione, la liberazione dal vecchio e l’accettazione del nuovo rappresentato dalla prima luna nuova dell’anno…
La luna, l’energia femminile che illumina e avvolge tutto per tutto l’anno fino alla prossima purificazione… abbandonarsi e ripulirsi dalle energie negative accumulate durante l’anno e in ogni giorno della propria vita. Solo queste celebrazioni in onore della dea Yellama possono riuscire a far superare la fatica di queste donne che ogni giorno lavorano la terra ed affrontano i lavori più duri … giorni dedicati a loro, donne che diventano le vere dee Yellamma della terra e del cielo.

Barbara Pasquariello

Barbara Pasquariello

Prima luna piena del nuovo anno.
Mi trovo a Saundatti, in Karnataka, in occasione del festival dedicato a Yellamma, la Madre della fertilità e dei diversi.
Sono migliaia i pellegrini devoti che si sono messi in viaggio da tutte le parti dell’India. E ora sono qui. Tutti.
Un vero esodo di carovane condotte da trattori, grossi fuoristrada e buoi che portano i colori della Dea, tutti ordinatamente fermi in coda, in attesa di raggiungere la piana dove potersi accampare per tre giorni. Musiche a tutto volume.
Il loro viaggio è iniziato. Il mio anche.
Mi faccio spazio tra la folla che in alcuni tratti soffoca. Scendo una scalinata dove decine di intoccabili, i ‘senza casta’, sono seduti a terra tra doni, offerte e collane di fiori per la Dea.
Suono due campane per ‘registrare’ la mia presenza al tempio. E’ come dire: Io ci sono.
Lo scenario che mi si apre toglie il fiato.
Tutto quello che mi circonda è bellezza, celebrazione e purificazione.
C’è una grande vasca dove centinaia di persone, prevalentemente donne, sono impegnate in un bagno purificatore. E’ un’azione necessaria per poter accedere al tempio. Nella vasca galleggiano vecchi sari e semi di Shiva. Le piccole anfore d’argento brillano e accecano colpite dalla luce del sole.
Donne. Giovani, anziane, devadasi, sciamane generano un’energia potentissima, veicolata dai colori, dagli sguardi e dal profumo di incenso e curcuma che invadono l’aria.
Il naso mi pizzica, gli occhi lacrimano, nelle orecchie un unico canto: Udeu Udeu.
Tocco tutto quello che mi è consentito toccare. Sulle labbra il sapore forte di curcuma e tamarindo. Tutti i mie sensi si sono attivati contemporaneamente, e lascio che il mio cuore si nutra di tanta intensità.
Il femminile prevale su tutto. Gruppi di donne che si occupano di altre donne. Tutto è rituale, magico e meditativo. Le donne più anziane detengono la storia e l’esperienza. I loro occhi e la stessa loro pelle lo conferma. E’ loro il compito di dare continuità a questa importante tradizione alle nuove generazioni. Le giovani donne sono emozionate, le bambine gioiose, in un clima surreale ma di grande accoglienza e condivisione.
Parampara, in sanscrito, significa la trasmissione della conoscenza dal maestro ai discepoli.
Qui a Yellamma le maestre sono le donne. Madri, figlie, mogli, prostitute, sciamane, congiunte per prendersi reciprocamente cura l’una dell’altra. Un cerchio di donne che attrae a sé e che elettrizza al tempo stesso.
Capisco per la prima volta concretamente il potere della sorellanza. E io sono lì, presente a me stessa come mai prima d’ora, testimone di un’ unione che è guarigione, nutrimento, celebrazione e preghiera.

Barbara Caleo

Barbara Caleo

Nell’Utero della Terra.
Queste donne sono la Terra. Sono il Sangue, sono il Fuoco.
Sono le Dee trasfigurate che accolgono il silenzioso urlo dal cuore della Madre Terra nel Tempio, vi si abbandonano, vi si uniscono carnalmente. Nei sette giri di mestruo perenne, si lasciano andare alla giustizia del dolore e dei crampi della purificazione. Dolore necessario. Dolore trasformatore accolto con fiducia, prova sublime e sacra da cui si deve passare e che permetterà la rinascita in una divinità femminile, trasformata, benefica.
Il bastone, come spada fiera, impetuoso spazza via dal cammino gambe di uomini, impuri piedi di maschi, ostacoli esterni da allontanare, per liberare la via davanti a sé e preparare l’altare della purificazione suprema, tra l’abbandonarsi alla madre terra e l’elevarsi degne verso il padre cielo. Nella riunione tra il Maschile e il Femminile, Sacre sacerdotesse umili e meravigliose. Queste Donne sono la Terra.

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